domenica 17 marzo 2013

InSicurezza*


Scrivo mentre sono ad un corso obbligatorio di formazione sulla sicurezza sul lavoro.
Ora, analizziamo bene la frase appena scritta. Si, lo ammetto: io mi sto annoiando a morte ma l'analisi delle tante contraddizioni che ci sono in questo semplice periodo, analisi che prima di tutto serve a tenermi occupato il cervello che altrimenti andrebbe in necrosi, potrebbe diventare molto interessante.
La prima parte "scrivo mentre sono ad un corso obbligatorio" sottolinea subito la mia scarsa, anzi inesistente, attenzione a ciò che dice l'uomo dietro la scrivania, che è proprio di fronte a me. Eh si, sono in prima fila perchè sono arrivata tardi. Se fossi arrivata dieci minuti prima sarei in ultima fila con il mio libro in mano catapultata nella Venezia del 1545 a tentare di capire chi è Q. E addio analisi della frase.
Invece scrivo. E subito divento tre persone diverse:
- un'attenta signorina in prima fila che prende pagine di appunti, agli occhi dell'uomo dietro la scrivania
- una sfigata in prima fila che prende pagine di appunti, agli occhi di quelli delle file dietro di me
- una pazza che scrive i suoi deliri, agli occhi del tipo di fianco a me che sbircia perchè ha poche altre possibilità di fuga fra le quali 'autoipnotizzarsi e viaggiare nel tempo' oppure il più classico e sicuro 'fingere un malore e andarsene'.
Dunque "scrivo mentre sono ad un corso obbligatorio" è un po' il motto della mia ribellione odierna. Come una moderna William Wallace impugno l'arma (la penna) contro questo sistema che vuole togliermi la libertà. Lo stesso sistema che in questo stabile ha previsto un bagno per gli uomini, uno per i disabili e nessuno per le donne, ma questa è un'altra battaglia.
Passiamo alla seconda parte "formazione sulla sicurezza sul lavoro". D'obbligo una digressione seria: sono stati chiamati a questo corso datori di lavoro, dirigenti per la sicurezza e lavoratori dipendenti. Per tutti loro questa formazione dovrebbe essere fatta al meglio visto che la sicurezza sul lavoro è un diritto da garantire e un dovere da rispettare. Detto questo io mi trovo qui come volontario del servizio civile, occupazione meglio nota come 'schiavo volontario'. Occupazione alla quale si approda, al giorno d'oggi, intorno ai 27 anni, dopo essersi laureati una o più volte e dopo aver fatto o facendo contemporaneamente la cameriera, la barista, il bagnino, il bracciante agricolo, la baby sitter, l'accompagnatrice dei bambini alla colonia marina e tante altre cose. Occupazione che sai benissimo che durerà dodici mesi e non un giorno di più e che ti terrà occupata trenta ore a settimana e tante altre ore in più. Insomma un lavoro sotto l'aspetto dei doveri e un volontariato sotto l'aspetto dei diritti. Un'esperienza, un'altra, che ti forma senza dubbio.
E allora seduta in questo banco mi domando: e la formazione che sto facendo oggi a cosa mi servirà? Ad avere sicurezza sul lavoro? No. Ad avere una sicurezza per quanto riguarda il lavoro? No, non scherziamo dai. Ah, a garantire la mia sicurezza sul lavoro?! Si!
Si, ma...quale lavoro?

*dedicato a Silvia e Chiara. A Fabrizio un po' meno perchè era comodamente seduto in ultima fila

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