venerdì 18 ottobre 2013

Dell'amore e di altri demoni

Mi innamoro continuamente, ogni volta in un luogo diverso.
Mi innamoro di alcuni tratti marcati di un carattere, a volte dell’ironia o dell’onestà, altre volte della rabbia o del romanticismo. E capisco poi che sto continuando ad innamorarmi sempre della stessa persona, l’unica.
Come quando sono rimasta soggiogata dalla forza di un redivivo capitano venuto dal pozzo.
O quando a conquistarmi è stata l’onestà di un instancabile padrone che falciava il grano con i suoi contadini.
Testa e cuore in fiamme anche per un rivoluzionario romantico e fiero che a braccia incrociate, ultimo della sua barricata, morì sorridendo.
Superbo e maledetto, ma soprattutto freddo, fu invece un altro, che mi provocò anche non pochi sensi di colpa.
Mi ha fatto invece divertire e appassionare uno svitato, un ossessionato…insomma un malato con una memoria creativa e infallibile per le date di amori e partite.
E infine ho sofferto insieme a un figlio incazzato nero che chiedeva semplicemente una vita breve e felice e del rum anche sulla cassa da morto.
Mi innamoro continuamente della stessa persona, forte, onesta, romantica, coraggiosa, fiera, divertente, appassionata, incazzata. Unica.

sabato 15 giugno 2013

Déjà vu, cioè un altro corso di formazione

Un'ospitata dettata dalla solidarietà tra disperati. Altro corso di formazione, altro regalo. Questa volta con le parole di un compagno di sventura.

Racconti mostruosamente proibiti
di Antonello Pace

Claudia tenta la fortuna con un gratta e vinci, Simona racconta storie di fantasia, Raffaela beve da una bottiglia, Fabrizio passa il tempo ad ascoltare la musica, Alberto tenta di rimanere sveglio ed io sconfiggo la noia – o almeno ci provo – raccontando un altro giorno di totale immobilismo fisico e mentale, passato in aula a “non seguire” una lezione di economia. La docente è già salita in cattedra e fra poco ci farà la sua solita domanda: “Avete letto il Sole24ore?”.
Il tasso di agonia ha ormai raggiunto una percentuale di inumana sopportazione, ma finalmente, dopo tanto soffrire, ecco arrivarci il primo e significativo raggio di luce, verde come la speranza: è venerdì mattina e manca poco al traguardo... la fine del corso!
In questa via Crucis imposta non dalla fede ma dalla Borsa Lavoro, le prove da superare sono state davvero innumerevoli, a cominciare dal grado di interesse dimostrato verso argomenti e nozioni privi di ogni senso di appartenenza alla realtà!
Faccio leggere le prime righe ad Alberto, il mio compagno di fuga, e mi dice di continuare. A casa sarebbe tutto più semplice, ma anche meno stimolante: in un minuscolo spazio vitale albergano una ventina di storie personali, meno distanti tra loro di quanto si possa considerare.
La docente ce la mette tutta per catturare al meglio la nostra attenzione, ma a parte gli irriducibili, il tentativo è vano: c'è chi sta sul cellulare, chi fissa il soffitto roteando gli occhi, chi incrocia le braccia fissando il pavimento, chi scambia due parole con il vicino di sedia e chi, come il sottoscritto, osserva e riporta!
Il gruppo è diviso in tre tronconi ben delineati, con vari sottogruppi... come a scuola, seguendo fedelmente una delle più comuni e secolari regole sociali non scritte: i secchioni a monte, gli scalmanati a valle!

Anche osservare e riportare è un duro lavoro così lo scrittore decide saggiamente di andarsi a fumare un'opportuna sigaretta e passa la palla, indegnamente, alla sua compagna di corso.

Ma la pagliola dura il battito di ali di una farfalla e con questa venatura poetica, ritorno al mio posto. Al momento, è in corso un dibattito su onlus e associazioni in generale... decido di distogliere lo sguardo dalla tastiera e ascoltare il dibattito, ma desisto dopo pochi secondi: un lungo sospiro, a cui fa seguito uno sporadico pensiero astratto e mi rimetto a scrivere. Ma il dibattito continua e si è trasformato in un menage a trois... ma non come immaginate e/o sperate.

Il punto ora è chiudere in modo agile questa situazione...e anche questa volta avete sperato invano. Perché a finire sarà questo entusiasmante reportage e non il nostro noioso corso di formazione, che qualcosa di buono l'ha comunque prodotto: farci conoscere!
E con questa riflessione di profonda dolcezza filantropica, mandiamo in onda i titoli di coda... anche perché mancano 10 minuti all'ora di pranzo!

A dopo, se ci arriviamo.

Nella foto: Bernstein e Woodward

mercoledì 17 aprile 2013

Arcevia docet


Casaleggio: "Le classi sociali, le religioni, le ideologie, i partiti politici e i sindacati spariranno, sostituiti dalla 'partecipazione orizzontale' dei cittadini. Resterà una sola 'comunità', che si darà regole proprie".

Gianrobè, cala giù. Metti i piedi per terra e scendi tra noi. Se vuoi vedere come funziona una comunità reale vieni ad Arcevia; a una riunione per l'organizzazione della 60° Festa dell'Uva, per esempio. 
Noi arceviesi siamo una bellissima comunità composta da diciotto frazioni e località, ognuna con una sua storia, una sua identità e qualcosa di cui vantarsi goliardicamente con le altre. Frazioni e località che partecipano tutte alle riunioni per la Festa dell'Uva, anche se poi alla festa vera e propria parteciperanno solo alcune.
Ora Gianrobè non sto qui a spiegarti nel dettaglio i complicati meccanismi con cui nel corso di queste riunioni si decidono le postazioni delle cantine, i piatti del menù, le scelta dei gruppi musicali o il tema dei carri allegorici. Sono, in fondo, 'solo' complicati meccanismi democratici, anche imperfetti per giunta!
Però Gianrobè ti invito di cuore ad una di queste riunioni. Qualcuna ne abbiamo già fatta nei mesi scorsi nonostante il rigido inverno arceviese perchè la 'partecipazione orizzontale', quella vera, non sente freddo. Ma non ti preoccupare, possiamo farti un riassunto schematico in otto punti.
Quindi Gianrobè ti invito nella mia comunità, ti voglio far vedere quanto è imperfetta ma bella, quanto può essere frazionata ma unita, quanto è scrocciolata ma viva, quanto a volte sembra scomparire ma poi la trovi ovunque, quanto tiene testa ai confronti, quanto è reale.
Ti invito Gianrobè per farti vedere come funziona, ci vieni?

domenica 17 marzo 2013

InSicurezza*


Scrivo mentre sono ad un corso obbligatorio di formazione sulla sicurezza sul lavoro.
Ora, analizziamo bene la frase appena scritta. Si, lo ammetto: io mi sto annoiando a morte ma l'analisi delle tante contraddizioni che ci sono in questo semplice periodo, analisi che prima di tutto serve a tenermi occupato il cervello che altrimenti andrebbe in necrosi, potrebbe diventare molto interessante.
La prima parte "scrivo mentre sono ad un corso obbligatorio" sottolinea subito la mia scarsa, anzi inesistente, attenzione a ciò che dice l'uomo dietro la scrivania, che è proprio di fronte a me. Eh si, sono in prima fila perchè sono arrivata tardi. Se fossi arrivata dieci minuti prima sarei in ultima fila con il mio libro in mano catapultata nella Venezia del 1545 a tentare di capire chi è Q. E addio analisi della frase.
Invece scrivo. E subito divento tre persone diverse:
- un'attenta signorina in prima fila che prende pagine di appunti, agli occhi dell'uomo dietro la scrivania
- una sfigata in prima fila che prende pagine di appunti, agli occhi di quelli delle file dietro di me
- una pazza che scrive i suoi deliri, agli occhi del tipo di fianco a me che sbircia perchè ha poche altre possibilità di fuga fra le quali 'autoipnotizzarsi e viaggiare nel tempo' oppure il più classico e sicuro 'fingere un malore e andarsene'.
Dunque "scrivo mentre sono ad un corso obbligatorio" è un po' il motto della mia ribellione odierna. Come una moderna William Wallace impugno l'arma (la penna) contro questo sistema che vuole togliermi la libertà. Lo stesso sistema che in questo stabile ha previsto un bagno per gli uomini, uno per i disabili e nessuno per le donne, ma questa è un'altra battaglia.
Passiamo alla seconda parte "formazione sulla sicurezza sul lavoro". D'obbligo una digressione seria: sono stati chiamati a questo corso datori di lavoro, dirigenti per la sicurezza e lavoratori dipendenti. Per tutti loro questa formazione dovrebbe essere fatta al meglio visto che la sicurezza sul lavoro è un diritto da garantire e un dovere da rispettare. Detto questo io mi trovo qui come volontario del servizio civile, occupazione meglio nota come 'schiavo volontario'. Occupazione alla quale si approda, al giorno d'oggi, intorno ai 27 anni, dopo essersi laureati una o più volte e dopo aver fatto o facendo contemporaneamente la cameriera, la barista, il bagnino, il bracciante agricolo, la baby sitter, l'accompagnatrice dei bambini alla colonia marina e tante altre cose. Occupazione che sai benissimo che durerà dodici mesi e non un giorno di più e che ti terrà occupata trenta ore a settimana e tante altre ore in più. Insomma un lavoro sotto l'aspetto dei doveri e un volontariato sotto l'aspetto dei diritti. Un'esperienza, un'altra, che ti forma senza dubbio.
E allora seduta in questo banco mi domando: e la formazione che sto facendo oggi a cosa mi servirà? Ad avere sicurezza sul lavoro? No. Ad avere una sicurezza per quanto riguarda il lavoro? No, non scherziamo dai. Ah, a garantire la mia sicurezza sul lavoro?! Si!
Si, ma...quale lavoro?

*dedicato a Silvia e Chiara. A Fabrizio un po' meno perchè era comodamente seduto in ultima fila

domenica 13 gennaio 2013

Scarface e dintorni


In ogni gangster movie ad un certo punto, più o meno a metà, c’è sempre un momento in cui la parabola dei protagonisti arriva all'apice, dopo la scalata per essere i capi e prima della rovinosa caduta e, di solito, la morte. Tu lo sai, mentre lo guardi, che è così che andrà, che è così che deve andare. Quel momento però, in cui scorrono veloci immagini di soldi a palate e bella vita con una canzone a fare da colonna sonora (la canzone spesso è testimone degli anni in cui è stato girato il film), può non essere il pezzo più bello ma sicuramente è quello che per un attimo ti fa pensare ok, dai, fallo finire così questo film, è figo così. Ma un attimo dopo inizia la discesa e tu lo sai come andrà a finire, perché è così che deve andare.

mercoledì 2 gennaio 2013

Cinque canzoni e una balena bianca


Il mio primo ricordo in campo musicale sono i vinili di mio padre che mi hanno accompagnato dall’infanzia all’adolescenza. Avere un babbo giovane e mondano significa ritrovarsi ad ascoltare (e anche ad amare!?) gli ABBA e tutta la dance ’70-’80. Ma oltre alla pista da ballo mio padre aveva un’altra passione: la musica italiana. Fu così che durante la mia infanzia feci amicizia con De Andrè, Guccini, Battisti, De Gregori, Dalla e tutta la banda compresi gli Squallor e gli Skiantos. Insomma tutta gente che avrei ritrovato anni dopo…all’università! Ma uno più di ogni altro mi ha conquistato: Ivan Graziani. E la sua Dada è la prima tappa della mia playlist.

Poi piombai a piedi pari nell’adolescenza. Erano gli anni ‘90 e imperversavano i Take That e le Spice Girls, che però su di me non fecero grande presa.  In questa fase della vita, come da manuale, si è contro a prescindere e io mi ribellavo con tutte le mie forze all’immagine di dolce-ragazzina-bionda-con-gli-occhi-azzurri che tutti vedevano in me. E visto che mi trovavo ad essere adolescente nel ’97 la strada da seguire poteva essere una sola: il Grunge. La seconda tappa della mia playlist è Smells like teen spirit, Nirvana. E c’è un motivo: mi ricordo in modo spaventosamente nitido un giorno in cui mentre ascoltavo questo pezzo, ovviamente ad un volume improponibile per orecchie non adolescenti, fece  capolino mio padre e con tutta la disapprovazione di cui era capace mi disse “Come si fa ad ascoltare questa cosa?!”. Missione ‘Ribellarsi sempre e comunque’ compiuta!

Anni 2000. Ho fatto il liceo classico nel terzo millennio ma l’ho fatto da fricchettona. Potevo attingere direttamente dalla camera di una mia cugina più grande, da me ovviamente mitizzata. Una sera vado al cinema con lei e le sue amiche e in macchina, per la precisione una Due Cavalli rossa e nera, vengo folgorata da una musica che mi entra in testa e non esce più. Curiosa, ma sempre con il timore di chi non sa, chiedo chi fosse la cantante. Ottengo la agognata risposta, fingo di aver capito (sempre a causa del suddetto timore) e mi logoro per giorni e giorni cercando di ricordarne il nome. Era Janis Joplin che con Piece of my Heart mi ha aperto le porte di quel mondo pieno di amore, fiori e…ccetera.

Faccio i bagagli e vado all’università: destinazione Bologna.  Qui rincontro tutti i miei vecchi amici, primo tra tutti ovviamente Dalla. Poi arriva l’Amore che scuote il mio mondo, mi prende per mano e mi porta nel suo. Quelli bolognesi sono anni vissuti intensamente, nel bene e nel male. Sono anni a tinte forti con una colonna sonora dominata dai Pink Floyd. Animals è l’album di tante notti passate a parlare, a guardarsi e ad amarsi. Pigs (three different ones) è la quarta tappa della mia play list.

Torno, anzi torniamo, nelle Marche, a casa. Un po’ più ricca nell’animo, più consapevole ma anche più leggera. Insomma cresciuta. Metto radici e mi proietto verso il futuro. Parlo al plurale e mi godo appieno la mia bellissima e divertente storia d’amore. Progettiamo e costruiamo. E’ curioso come sia una canzone del 1967 a caratterizzare questo periodo della mia vita. Pugni chiusi dei Ribelli è una canzone che mi ha fatto conoscere ‘mio marito’ e che ora condividiamo.  Sono pronta ad abbracciare la vita con lui.